Non c'è pace per Phil Ivey. Il professionista statunitense sta continuando a lottare contro due casinò che non vogliono riconoscergli le vincite ottenute ai tavoli di Baccarat con la tecnica dell'edge sorting. Se nel caso del Crockfords c'è ben poco da fare perché non ha mai ricevuto fisicamente le vincite ed è stato costretto a fargli causa nel tentativo (poi rivelatosi vano) di intascare il malloppo di 7 milioni di sterline, nel caso del Borgata Phil era più fiducioso, in primo luogo perché i 10 milioni di dollari erano già in suo possesso.
Il documento pubblicato lo scorso mese dal giudice federale Noel Hillman ha però fatto crollare notevolmente le possibilità che possa trattenere quelle vincite. Il giudice ha fatto intendere che il Borgata ha tutto il diritto di reclamare i 10 milioni di dollari persi, perché Ivey, pur non infrangendo le regole del gioco del Baccarat, ha infranto la regola del casinò secondo la quale il banco deve sempre avere un vantaggio sul giocatore. Phil ha ribaltato questa gerarchia, rendendo legittima la richiesta del Borgata.
Ma il casinò di Atlantic City non ha alcuna intenzione di fermarsi qui. Anche se sembra ormai scontato che il giudice ordinerà al 10-volte campione WSOP di restituire i soldi vinti con l'edge sorting, gli avvocati del Borgata stanno lavorando anche alla richiesta di un maxi risarcimento.

La motivazione è apparsa incredibile a molti esponenti del mondo del poker e del gambling: il casinò ha calcolato che le 8.618 mani giocate da Ivey a Baccarat con una puntata media di $56.000 avrebbero generato una perdita di 5.4 milioni di dollari senza l'utilizzo dell'edge sorting. Un po' come se un giocatore di poker pretendesse dal suo avversario una somma di denaro senza giocare perché è più forte di lui e quindi può vantare un edge statistico nei suoi confronti. Nella realtà, sappiamo bene che esiste la varianza e che Phil Ivey avrebbe potuto chiudere in profitto quelle sessioni anche senza edge sorting, anche partendo in svantaggio rispetto al banco.
Ma il Borgata va avanti per la sua strada e fa sapere attraverso i suoi legali che in questi venti giorni a disposizione per avanzare ulteriori richieste al giudice sta valutando se chiedere solo i 10.1 milioni di dollari vinti da Ivey oppure una cifra di 15.5 milioni di dollari che comprenda anche il risarcimento basato sulle perdite teoriche.
In realtà questa inaspettata motivazione per il risarcimento è apparsa a molti come un segnale chiaro e forte a Phil Ivey: restituiscici i 10.1 milioni che hai vinto con l'edge sorting oppure non smetteremo di trattenerti in tribunale. Una velata minaccia per assicurarsi che il giocatore professionista non continui nei suoi tentativi di legittimare la sua vincita.
Già, perché Ivey, nonostante la sentenza della corte inglese sul caso Crockfords e il documento stilato dal giudice americano sul caso Borgata, è sempre apparso determinato a non farsi schiacciare da questi due colossi del gioco d'azzardo. Fin dall'inizio ha fatto intendere di non volersi arrendere perché convinto di non aver barato, ma di essersi limitato a giocare sfruttando una circostanza creata dal casinò, non certamente da lui.
La possibilità che il Borgata possa chiedere 5.4 milioni di dollari di risarcimento è però un forte deterrente anche per Phil Ivey. Il fortissimo professionista californiano abbasserà la testa e si renderà disponibile a restituire i 10.1 milioni di dollari oppure continuerà nella sua battaglia? Lo scopriremo solo nelle prossime settimane con la sentenza definitiva sul caso Borgata.