Molto è stato scritto sul contenzioso che divide il Borgata Casino di Atlantic City e Phil Ivey attorno ad una partita di baccarat che è costata alla casa la bellezza di 9.696.000 dollari. Adesso sono emersi nuovi, interessanti dettagli, meno quello più importante: quanto fatto da Ivey è davvero illegale?
Secondo il Borgata, lo statunitense sarebbe colpevole in quanto - pur di guadagnare un vantaggio sul banco - avrebbe deliberatamente architettato un piano fatto di complici, menzogne e trucchi veri e propri, giustificando una serie di richieste con delle scuse che intendevano coprire le sue reali intenzioni.
"Nell'aprile del 2012 Phil Ivey, in combutta con Cheng Yin Sun, ha contattato il casinò per giocare grosse somme in una partita privata di Mini Baccarat - ha dichiarato il Borgata al tribunale che sta esaminando il caso, in una memoria di sei pagine - contrattando delle condizioni ad hoc affermando di essere superstizioso".
Ma quali erano esattamente queste richieste? E' presto detto. Anzitutto, Ivey ha richiesto che il dealer presente al tavolo parlasse il mandarino, inoltre ha ottenuto che la sua accompagnatrice potesse stare di fianco a lui durante la partita, e che le carte utilizzate fossero solo e soltanto otto mazzi di Gemaco viola, mescolate automaticamente.
Phil Ivey non ha intenzione di mollare la presa, il Borgata neppure (photo courtesy Neil Stoddart)
Incapaci di rendersene evidentemente conto sul momento, a posteriori il Borgata ha spiegato perché Ivey tenesse tanto a ciascuna di queste condizioni: "Non voleva che gli altri impiegati capissero le istruzioni che venivano date al dealer, sapendo inoltre che il dorso di quel particolare tipo di carte avesse un disegno non esattamente simmetrico".
Interessante anche la ragione per la quale Phil avrebbe richiesto che venisse utilizzato un mescolatore automatico, sempre secondo la tesi del casinò: "Intendevano rassicurare la casa circa l'integrità della partita, ma in realtà un mescolatore automatico gli garantiva che l'orientamento del dorso delle carte non fosse mai cambiato durante la partita, visto che individuare le carte irregolari richiedeva tempo e non volevano dover ricominciare da capo".
La spiegazione del Borgata non fa una piega, e delinea esattamente come abbia fatto la coppia ad individuare le carte "salienti" grazie alla trama sul dorso non esattamente uguale alle altre, ma il problema da un punto di vista legale resta in piedi. Infatti, tutte queste condizioni sono state vagliate ed accettate dal casinò, e quindi è tutto da vedere se le reali motivazioni che stavano dietro queste ultime siano rilevanti o meno davanti a un giudice, al punto da invalidare la vincita.
Si potrebbe infatti sostenere che l'onere di verificare tentativi di questo tipo sia a carico della casa, la quale nel momento in cui sottoscrive regole particolari da lei stessa discusse si assume anche il rischio che queste siano usate contro di loro: tuttavia, vedremo quale sarà la decisione del tribunale, che potrebbe segnare un importante precedente per contenziosi analoghi.