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La rivoluzione cinese: Pechino contro Macao, tagliati tavoli Vip 5j252c

La "bolla" immobiliare nel 2014 ha colpito anche la Cina, in modo del tutto inaspettato ma nulla di paragonabile a quello che è successo nei paesi occidentali. Il Governo vuol calmierare i prezzi, ha chiuso i rubinetti dei prestiti ai costruttori, l'accesso al credito è più difficoltoso. I prezzi degli immobili crescono (3,5%)  ma molto meno rispetto agli anni scorsi. Per questo motivo, gli investitori comprano ma con maggiore moderazione ed in modo più mirato. Cosa sta succedendo in Cina?

Il Governo sta portando avanti una politica molto aggressiva contro la corruzione ed ha colpito i potentissimi (troppo… per il partito comunista) junkets ed in modo inevitabile anche i giocatori VIP di baccarat che hanno sostenuto in questi anni la crescita di Macao (il 93% delle revenues deriva proprio dai tavoli high roller).

Per autorevoli media statunitensi, in realtà, dietro l'operazione anti corruzione, c'è la volontà del Governo centrale di voler consolidare il proprio potere, approfittando della crisi. Una strategia ciclica da quelle parti.

Per il Wall Street Journal, l'attuale lotta alla corruzione ha provocato un crollo dell'acquisto dei beni di lusso ad Hong Kong per il 40%. A Macao, invece, i VIP hanno scommesso il 17,2% in meno. Las Vegas Sands ha tagliato il 28% dei tavoli high roller.

Nel lungo periodo può essere una scelta saggia per i casinò, perché sui giocatori occasionali, la casa ha maggiori margini. Sui VIP, il 60% dei profitti finiscono in tasca proprio degli junkets. Alla fine il gambling rappresenta un business maggiore  per gli intermediari rispetto ai casinò stessi e i politici cinesi sono molto preoccupati.

Ma la vera bomba nucleare che sta per scoppiare non riguarda la corruzione, bensì il riciclaggio di denaro. Pechino si sta focalizzando su questo aspetto ed in particolare sulla funzione che hanno svolto – in questi ultimi 10 anni -  gli operatori junket sui quali aleggiano molte ombre.

I controlli del Governo sull'esportazione di capitali sono sempre più rigidi: i cinesi devono rispettare determinati tetti e non possono portare somme di denaro illimitate all’estero. Per questo motivo, a Macao, giocano a credito grazie agli junkes che gli offrono fidi quasi illimitati.

I gamblers, tornati in Cina, restituiscono agli operatori il denaro preso in prestito (senza interessi), entro 30 giorni. Se però il giocatore si rifiuta di restituire il denaro giocato, l’intermediario non può avvalersi di alcuna azione giudiziaria.

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L'interessante grafico pubblicato dall'autorevole Wall Street Journal

Per le leggi cinesi, come quelle di molti paesi occidentali, i debiti contratti dal gioco non sono meritevoli di tutela: in poche parole, gli junkets, in caso di insolvenza, non possono recuperare i crediti in un'aula  di tribunale. Non è difficile immaginare che qualcuno usi  metodi, meno ortodossi e nella capitale, i funzionari del Governo sono seriamente preoccupati sugli aspetti di sicurezza interna.

Pechino ha messo nel mirino questi intermediari finaziari. Gli arresti di Phua e Yong, con il pretesto del giro di scommesse illegali, non sono una coincidenza. Non a caso, i due boss malesi hanno fatto di tutto per scappare dalla Cina.

Come detto in un precedente articolo, è difficile poter parlare di crisi nell'ex colonia portoghese (le entrate annuali hanno comunque registrato un incremento del 10%), ma per la prima volta nella sua storia, Macao si trova ad affrontare problemi radicali. D’altronde era facile immaginare che, prima o poi, i conti con Pechino dovevano essere fatti.

Luciano Del Frate

Luciano Del Frate 1q192h

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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