Forse ricorderete la storia di Matthew Eisenberg, il dealer pescato a rubare fiches da un casinò di Pittsburgh e per questo licenziato e sotto processo per furto: tutto sacrosanto, se non fosse che il maltolto ammonterebbe a 200 dollari, mentre la multa che lo statunitense dovrebbe fronteggiare è di non meno di 75.000 $.
I fatti risalgono alla fine del 2010, quando Matthew venne pizzicato dalle telecamere del Rivers Casino (nella foto, n.d.r.) a far scivolare fiches da uno e cinque dollari nel proprio taschino delle mance: il problema è che lo stato della Pennsylvania tutela le case da gioco in modo particolare, prevedendo per legge multe astronomiche.
Sottrarre anche un singolo dollaro ad un casinò significa infatti dover pagare dai 75.000 ai 150.000 dollari, ed è proprio per questa disparità che il suo avvocato difensore, Michael Santicola, ha chiesto che i sei membri della Corte Suprema dello stato riconoscano questa punizione come eccessiva in relazione al reato commesso, dichiarando l'incostituzionalità della legge in quanto porterebbe ad una "punizione crudele e inusuale".
Il legale ha sottolineato non soltanto la sproporzione fra la cifra rubata e quella che il suo assistito dovrebbe versare, ma ha anche ricordato come la legge preveda una multa assai più leggera se la parte lesa fosse stata diversa da un casinò.
In quel caso, infatti, la sanzione toccherebbe un massimo di 10.000 dollari, e soprattutto non ci sarebbe una somma minima predefinita da risarcire, ed è proprio su quest'ultimo punto che la difesa intende giocare le proprie carte.
La tesi è che per scoraggiare un simile reato basterebbe una multa minima di dimensioni molto più contenute - Santicola ha proposto la cifra di 5.000 dollari - che poi cresca proporzionalmente alla cifra sottratta. L'obiezione appare ragionevole, ma l'esito è tutt'altro che scontato: quel che è certo è che in Pennsylvania il crimine non paga, mentre i criminali, quelli a quanto pare pagano eccome...