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Doyle Brunson: "Mia moglie si fece quasi uccidere per me. Che tempi, quelli!" 6e2ie

Diciamoci la verità: ok Phil Ivey, ok Daniel Negreanu, ok Phil Hellmuth. Ok persino Chris Moneymaker, ma se non fosse stato per Doyle Brunson, il poker non sarebbe mai diventato quel fenomeno di massa che è oggi. 'Texas Dolly' ormai centellina le sue presenze al tavolo, vista l'età, ma di storie da raccontare ne ha già a sufficienza.

Doyle Brunson, la giovinezza e il basket: "I Lakers mi avevano scelto" 2v2h1w

"Sono nato e cresciuto in una fattoria", racconta in una lunga video intervista rilasciata ad Erik Galindo. "A quei tempi, se nascevi lì l'unico modo di andartene era tramite lo sport". Per Doyle Brunson le ioni erano due: l'atletica e soprattutto il basket.

La televisione praticamente era un oggetto sconosciuto e nel Texas, dove Doyle Brunson è nato, seguivano tutti il football americano. "Ho dovuto imparare il basket da solo. Guardavo gli altri giocatori e cercavo di imitarli in palestra.

Arrivato al college ero forse la guardia più alta di tutta la conference. Mi ero esercitato molto nel tiro. Il mio sogno è sempre stato giocare nell'NBA. I Minnesota Lakers (oggi Los Angeles Lakers, ndr) mandarono uno scout. Credo che all'epoca per giocare in NBA dovevi avere finito il college. Loro pensavano fossi un senior e andarono a parlare direttamente col coach: dissero che sarei stato la loro prima scelta al primo giro, che avrebbero fatto di me una guardia tiratrice".

Erano i Lakers di gente come George Mikan, Slate Martin, Jim Pollard e Vern Mikkelsen, tutti giocatori che poi sarebbero entrati nella NBA Hall of Fame. Ma come gli apionati di poker sanno bene, il sogno di Doyle Brunson si interruppe sul più bello.

"Prima dell'anno da senior mi ruppi la gamba mentre stavo lavorando: si piegò a 90 gradi, tanto che dovettero addirittura rompermela nuovamente per cercare di metterla a posto. Purtroppo non guarii più da quell'infortunio. Eppure fui fortunato: quel muro che mi cadde addosso avrebbe potuto uccidermi. Quella fu comunque la fine della mia carriera di giocatore di basket".

I primi anni nel poker: un ambientino tutto sangue e pistole! 6o625r

Doyle Brunson ricorda con lucidità i primi anni nell'ambiente del poker: "A quei tempi era molto pericoloso. Giravano un sacco di ladri: fui derubato cinque volte, a mano armata. Dovevi vincere i soldi e poi scappare dalla città prima che tentassero di fregarteli. Devo dire che era molto eccitante".

'Texas Dolly' a poi a raccontare un ricordo che mette davvero i brividi: "Avevo vinto un torneo di poker. Avevo con me 90.000 dollari in chip da 5.000, che mi ero dimenticato. Arrivai a casa, misi le chiavi nella toppa e sentii qualcosa dietro di me: erano due tizi con la pistola. Volevano entrare in casa ma io dissi: 'No, fate quel che dovete ma non entriamo', perché c'era mia moglie dentro.

Così gettai le chiavi in giardino. Mi venne in mente un libro che avevo letto, su Titanic Thompson. Era un gambler: ogni volta che lo volevano rapinare, fingeva un infarto e si buttava a terra tenendosi il petto. Solo che sotto la giacca, ad altezza petto, aveva sempre una pistola: si dice avesse ucciso cinque rapinatori con questo trucco.

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Quante leggende del poker riconoscete in questa foto?

Così finsi un infarto, anche se non avevo la pistola. Loro non sapevano cosa fare, poi però recuperarono le chiavi e mi trascinarono dentro. Fui massacrato di botte: c'era sangue dappertutto.

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Mia moglie fece scattare l'allarme e telefonò la polizia, due volte. La seconda volta rispose uno dei rapinatori, fingendo di essere mia moglie. I due ci legarono: uno voleva spararmi, ma mia moglie si mise di mezzo e disse: 'Uccidete me, non lui'. Alla fine ci legarono, mi portarono via tutti i soldi (chip comprese) e scapparono".

L'incontro con Jerry Buss 6x4a4s

Molti anni dopo aver sfiorato l'NBA, Doyle Brunson conobbe Jerry Buss, all'epoca presidente dei Lakers forse più forti della storia. "Lo conobbi al Bicycle, giocammo insieme a poker. Gli dissi che sapevo che lui sapeva che i Lakers mi avrebbero scelto al draft e gli domandai se era rimasto qualche gadget col mio nome. Lui rispose che dopo tanti anni avevano buttato via tutto.

Non ricordo la cifra esatta, ma credo che quel giorno perse 50.000 dollari. Io gli dissi che mi dispiaceva, ma lui mi rispose: 'Non ti preoccupare, Doyle. Posso perdere 50.000 dollari al giorno per i prossimi 30 anni senza alcun problema'".

Doyle Brunson e le WSOP 1o486w

Prima di un'ultima parte dedicata nuovamente allo sport, l'intervista a Doyle Brunson tocca due degli argomenti più sentiti dal texano: le WSOP e di nuovo il basket.

"Ho vinto 10 braccialetti ma quasi per caso, nel senso che giocavo pochi tornei l'anno: a quei tempi mi importava solo che la gente avesse un motivo per venire a Las Vegas a giocare a poker. Ancora non mi rendevo conto cosa avrebbe voluto dire, in futuro, aver vinto dei braccialetti".

Il ricordo a cui tiene maggiormente però riguarda la sua prima ione, il basket. "Ho avuto tanto dalla vita, dentro e fuori dalla mia famiglia. ma il mio ricordo più bello è sicuramente quando battemmo Arizona e diventammo campioni NCAA: vincere quella partita è un ricordo ancora vivido in me".

Ecco l'intervista integrale a Doyle Brunson:

[youtube]http://youtu.be/U_Otb6quJb0[/youtube]

Claudio Poggi

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