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Gianni Giaroni manca da 10 anni e io, lo ricordo così 344q3

In questi giorni ricorre il decimo anniversario della scomparsa di una delle menti più fulgide della storia del poker italiano e non solo. 

Gianni Giaroni ci lasciava l’undici marzo del 2011 e chi vi scrive vuole ricordarlo con questo pezzo. 

Gianni Giaroni, il mio ricordo 3v1k3b

Ho un ricordo piuttosto nitido del Professor Giaroni, una presenza praticamente costante a tutti gli eventi della Pagano Events, per la quale ho lavorato fin dagli inizi. 

Tra le caratteristiche che mi rimangono appiccicate sotto pelle che riguardano Gianni, sì, Gianni, niente appellativi, perché ritengo che il rispetto che si deve a una persona che non c’è più, non si debba travestire da titoli quando ricordi un uomo “genuino” come lui, c’è quella della distanza consapevole che teneva tra lui e i suoi interlocutori. 

Pochi slanci di affetto, poche parole e, soprattutto, vicendevoli cortesie immediatamente interrotte se il dirimpettaio di turno mostrava anche il minimo segno di maleducazione, quella che non dovrebbe essere riservata a una persona più esperta, così come a tutto il resto del mondo. 

Io lo ricordo così, socievole, ma nei limiti del “stai nel tuo, che io sto volentieri nel mio”, comunque con una parola per tutti, quella di chi ne ha visto molte e non vi è alcun bisogno di allungare il brodo con facili risate o battute fuori luogo. 

Sì, perché una volta mi disse che “il gioco è una delle cose più serie”. 

Riutilizzo spesso questa frase, l’ho, in un certo senso, fatta mia. 

Il lettore pensi a questo enunciato e lo fagociti come meglio crede, soprattutto rispetto alle sue esperienze, rispetto al vissuto di ognuno di noi e, ne sono sicuro, ne trarrà giovamento, oltre che fiumane di insegnamento.

La serietà di quella forma di rispetto dovuta al gioco, Gianni l’aveva costruita nel corso di anni  e anni in cui ha avuto l’arguzia di prenderlo sempre con le molle. 

Lui stesso amava raccontare le scampagnate, come amava definirle, in giro per tutta l’Italia del Nord, quando, nel momento in cui cominciavano a nascere i punti fisici dei centri scommesse, tutti gli operatori, quelli che oggi si chiamano bookmakers, in virtù della mancanza di controlli incrociati per la penuria di tecnologie informatiche, offrivano quote talmente diverse per gli stessi eventi sportivi, tanto da poter giostrare sul differenziale delle quote stesse e costruire quelle che oggi vengono chiamate “sure bet”.

Oggi quel tipo di scommessa non esiste praticamente più, esiste Internet, i quotisti originano le loro proposte sulla base di calcoli matematici che non permettono all’utenza di approfittare degli errori degli operatori stessi ed è sempre più raro che, seppure di fronte ad uno di questi errori, la casa paghi il dovuto. 

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A chi sta pensando ad un comportamento poco limpido si sbaglia di grosso. 

Era, ed è sempre di meno, un’opportunità che le persone come Gianni sfruttavano in base ad un altro enunciato da lui espresso in più di una occasione: “erano cretini e volevano fare i furbi, non vedo per quale motivo non avrei dovuto farlo”. 

Se ci pensate bene, questo modo di affrontare quelli che oggi vengono chiamati “books”, non è altro che il tentativo di prendersi un vantaggio, né più né meno come un giocatore di poker esperto prova a prenderlo su uno meno esperto, utilizzando, certamente, le proprie capacità originate dalla maggiore esperienza, ma anche e soprattutto, da tutte quelle maggiori predisposizioni alla matematica che un buon giocatore di Hold’Em, così come di Omaha, dovrebbe avere. 

E se vogliamo fare riferimento al nostro amato giochino, a modo suo Giaroni è stato l’antesignano del giocatore di poker moderno, quello che oggi assomiglia sempre di più ad una macchina e che deve lasciare poco spazio, possibilmente nessuno, a tutto quello che ruota intorno alla sfera emotiva. 

Parlava di percentuali al flop quando il 90% dei giocatori della prima ora in italia parlava di “avevo bilaterale”, parlava di probabilità del piatto, quando chi gli si parava davanti gli chiedeva “ma come è possibile che ti giochi tutto senza avere nemmeno un punto in mano”. 

E come dimenticare i suoi “ecco lo sapevo”, oppure le domande di chi rimaneva affascinato dai suoi aneddoti, dai suoi discorsi. 

È una delle persone che mi ha insegnato, seppur involontariamente, di più in questo mondo che è diventato la mia vita.

Penso che in pochi possano aver lasciato il segno come Il Professor Giaroni, questo sì, Titolo meritatissimo. 

Andrea Borea

Andrea Borea 431172

"C'è chi pensa che sia impossibile prendere parte a tutti i tavoli finali dei tornei a cui si partecipa. Questo è vero per tutti. Tranne per chi li racconta".
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