Il poker come mezzo d’insegnamento anche all’università? Sarebbe auspicabile, almeno secondo alcuni esimi professori di importanti università americane.
Charles Nesson, della facoltà di legge di Howard, John Kunich, della Charlotte School of Law nel North Carolina , e Jim McManus - dell’istituto d’arte di Chicago – sono infatti già sulla stessa lunghezza d’onda riguardo a questo argomento, condividendo l’idea comune che alcune delle skill presenti nel poker possano davvero aiutare gli studenti non solo nel lavoro ma anche nella vita in generale.
Secondo McManus, autore tra l’altro di “Cowboys Full: The Story of Poker” e “Positively Fifth Street”, il poker è da ormai due secoli parte integrante del tessuto sociale americano e che “se tutti i generali ed i Presidenti che hanno giocato nel ato fossero ancora vivi quest’oggi, allora sicuramente si cimenterebbero con il poker online”.
Dal canto suo, invece, Charles Nesson aggiunge che “il poker aiuta gli studenti di legge ad uscire da una mera applicazione delle regole e procedure e ad imparare ad essere un giocatore, capace di ottenere particolari risultati soltanto grazie alla propria abilità.”
Per John Kunich, infine, il poker sarebbe anche un ottimo mezzo d’integrazione sociale tra professori e studenti, con quest’ultimi che finalmente “troverebbero le lezioni molto più accitanti ed interessanti, al punto tale da staccarsi dai loro portatili e dalle pagine di Facebook”.
Non tutti però la pensano allo stesso modo, e difatti già in ato altri professori hanno avuto reazioni negative riguardo al fatto che gli studenti giocassero a poker online durante le lezioni. Un esempio su tutti un docente di Princeton, che ha proibito l’uso dei laptop in aula perchè ai tanti presenti piaceva molto di più impegnarsi in un check-raise al turn piuttosto che imparare aride nozioni di scienze geologiche.
