L'idea è stata lanciata da Matt Glantz, ed ha rapidamente ricevuto le adesioni virtuali di giocatori come Phil Galfond e Brian Hastings: lo statunitense ha infatti proposto alle World Series Of Poker di creare un piccolo comitato di giocatori, professionisti stimati che collaborino con le WSOP con l'intenzione di migliorarle nelle prossime edizioni.
"Il vero problema di queste World Series non sono tanto i singoli problemi che le hanno riguardate in questa edizione - ha scritto Glantz - ma l'assenza di un comitato di giocatori che potesse aiutare a prevenirle. So che chi è a capo dell'organizzazione faccia un grande lavoro, ed anche a fronte di migliaia di giocatori non ci sono mai stati gravi problemi organizzativi, tuttavia le WSOP stanno perdendo il loro splendore, e per la prima volta io come altri mi sto chiedendo se partecipare o meno alle World Series".
L'idea dello statunitense sarebbe quella di creare un piccolo gruppo di rappresentanti - lui si immagina un comitato composto da una decina di giocatori scarsi - che sia riconosciuto come autorevole dal resto dei player e che si fe portavoce delle necessità dei player, in modo da migliorare l'esperienza dei giocatori nel limite del possibile in uno scenario nel quale vincerebbero tutti.
Ma quali sono gli aspetti che i giocatori vorrebbero veder migliorare? Lo spettro delle richieste è piuttosto ampio, e spazia da aspetti piccoli come una riduzione delle interminabili code che si creano nel Rio a più opzioni per il cibo a dealer maggiormente preparati, ando per strutture riviste ed una soluzione al problema delle carte che quest'anno sembravano particolarmente soggette a rimanere segnate con facilità in modo molto rapido, rendendo certe carte riconoscibili a causa del dorso danneggiato in modo del tutto involontario.
Ad esempio, i player si sono lamentati di essere spesso costretti a giocare fino alle tre del mattino, dovendo magari compiere decisioni in fasi importanti non potendo certo vantare molta lucidità. Un altro aspetto su cui ci sono state perplessità riguarda il fatto che alcune strutture sarebbero troppo lente nella fase iniziale, finendo col far giocare troppo tempo prima di arrivare ai premi e quindi deludendo molti che - malgrado molte ore di gioco - finiscono con non andare in the money.
A onor del vero su quest'ultimo aspetto le WSOP sono intervenute a World Series in corso, mostrando anche apertura ad una proposta che circola in questi giorni, vale a dire l'idea di fare livelli da 40 minuti e non da un'ora nei day 1 di alcuni tornei, rendendo in compenso la struttura meno veloce nelle fasi avanzate.
Tornei che impieghino troppo tempo per raggiungere l'ITM significa che molti professionisti siano spinti a giocare meno eventi, perché altrimenti il rischio è quello di sentirsi stremati già a metà WSOP o di avere sovrapposizioni fra tornei minori ed altri più importanti, a cui nessuno vuole mancare.
Una delle obiezioni che sono state mosse a quest'idea è che un comitato simile potrebbe portare avanti più che altro le istanze dei giocatori più noti a scapito degli altri, ma Matt Glantz è convinto che ci siano nomi in grado di guardare al quadro d'insieme senza penalizzare qualcuno in modo particolare, e come detto anche Hastings si è detto d'accordo: "Sarei felice di far parte di un comitato del genere, in assenza del quale dubito che giocherò mai più uno schedule completo in futuro".
Se quest'idea sarà destinata a trasformarsi in qualcosa di concreto naturalmente è tutto da vedere, ma in fondo visto che le intenzioni sembrano andare tutti nella stessa direzione in termini di interesse sembra una possibilità certamente prematura ma tutt'altro che remota.