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Successo VS Divertimento? 222e2s

Non ho vinto nulla all’EPT, ma ho constatato quanto sia difficile dare il giusto valore ad ogni cosa. Voglio dire, è questa la domanda che mi sto ponendo da qualche tempo: i soldi, il successo, l’affannarsi a dare sempre il meglio di sé, sono cose più importanti rispetto al saper cogliere l’attimo e pensare a godersi la vita? E’ una domanda a cui è difficile rispondere.
In Germania, avevo avuto un ottimo day1, quindi mi rilassai e rimasi a traccheggiare al bar fino alle 9 del mattino seguente. Questo va contro tutte le regole che mi ero sempre dato. Così arrivai tardi al day2, e da lì in poi non combinai più nulla di buono.

A Copenhagen l’ho fatta ancora più grossa: per evitare l’inconveniente mi sono fatto spostare dal day1b al day1a, ma quando l’ho deciso mi ero completamente dimenticato degli Scandinavian Poker Awards, che dovevo presentare la sera prima. C’è da dire che mi sono veramente divertito a presentare lo show. In tutta onestà, devo confessare che le scariche di adrenalina che sento quando sono sul palco, non le provo da nessuna altra parte.

C’è più pressione di quanto avrei mai potuto immaginare, ed io adoro la pressione. Durante le prove probabilmente sono il peggiore di tutti, ma quando si fa sul serio, quando è tutto vero, quando riesco ad entrare in sintonia con chiunque stia guardando, allora sì che mi sento a mio agio. Avere quella sensazione di compiacimento quando è tutto finito ed è andata bene…non so cosa mi renda così schiavo di queste emozioni, ma è una cosa provai la prima volta quando presi parte ad un episodio di una commedia, e da allora è come una droga ammaliatrice, di cui non sei mai sazio.

Dopo lo show, ho infranto nuovamente tutte le mie “regole da torneo”, attardandomi con la gente, bevendo e rimanendo in giro fino a tardi. Non così tardi come in Germania, ma tardi abbastanza da svegliarmi giusto in tempo per l’inizio del torneo, e di conseguenza essere ancora un po’ stordito.

Nonostante ciò sono riuscito a giocare bene per i primi 7 livelli. Ho subito 4 o 5 bad beats, tutte giunte al turn o - peggio ancora – al river per rendermi ancora più nervoso.

Quindi ho fatto una giocata assolutamente terribile:

UTG rilancia fino a 1.100, il bottone ci pensa e fa call, io chiamo dal BB con  k q . Sapevo che il bottone non aveva nulla di particolare, perché lo avevo osservato e quando aveva una buona mano aveva sempre reraisato preflop. Partendo da questo dato, e considerando che avevo circa il doppio di chips rispetto ad entrambi, avrei dovuto prendermi quella “dead money” ed aggiungerla al mio stack con un grosso reraise preflop. Il call non è sbagliato in sé, ma se ci avessi ragionato di più avrei realizzato che quella era l’occasione giusta per uno squeeze play.

Al flop scendono K J 5 con una picche. Faccio check, UTG punta 2.500 e il bottone va allin per 13.000. Io stavo bene coi miei 22.000, avevo deciso che il bottone non aveva né un set, né AK o AA. L’unica mano possibile per starmi davanti era KJ, ed era proprio quello che mi dava l’impressione di avere. Altrimenti, al massimo, se avesse avuto KQ avremmo splittato. Era un fold automatico, ma io decido di spegnere il cervello e faccio call. UTG fa instant call e gira 55. Il bottone, come avevo previsto, KJ. Ed io?un idiota con una coppietta idiota.

Tutto ciò è successo per le seguenti ragioni

- ero ancora stordito
- non ero ben riposato
- avevo già subito diverse bad beats, e la mia attenzione non era quella necessaria

Nella mia ultima mano avevo 12 outs contro Noah (Boeken, n.d.r.) con ancora due carte a disposizione, ma niente è cambiato, e mi sono ritrovato fuori dal torneo quando mancavano appena 30 minuti alla fine del day1a.

Sicuramente sono stato sfortunato ma, obiettivamente, non è solo per questo che sono uscito. Se foldo quella mano o spingo preflop, sono ancora dentro al torneo con circa 20.000 che è poi l’average di quel momento.

Sto avendo un’annata strana. Momenti di grande poker offuscati da una giocata discutibile qua e una cattiva chiamata là. Ma sia chiaro, non sono minimamente scoraggiato da ciò. Potreste pensare che io lo sia, ma davvero non è così. Perché? Bene, perché so che la soluzione ce l’ho in tasca. E’ nel mio controllo e nel mio livello di abilità, che oggi sono più alti che mai. E’ stato solo un semplice caso di cattiva preparazione ad un torneo.

Nel 2004 sapete in quanti tornei, tra quelli in cui andai a premio, avevo trasgredito alle mie regole di autodisciplina? ZERO. La ragione di ciò che è successo ieri è semplice: non avevo mai infranto le regole e solo recentemente ho iniziato a farlo di nuovo.

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E allora perché rifarlo? Perché ho ricominciato a non rispettare la mia disciplina? La risposta è molto più semplice di quanto possiate pensare: MI STAVO DIVERTENDO!!! Mi piace la gente, mi piace stare in compagnia, adoro stare qui in Europa ecc…In qualche modo, giocare un EPT mi fa sentire come quando avevo 20 anni ed ero agli inizi. Incontrare gente, socializzare, tutte cose che ho praticamente smesso di fare nel corso di questi anni, proprio perché è una delle mie “regole”.

C’è una grossa differenza tra oggi ed allora. Ieri ero molto severo con me stesso, mi sarei picchiato dopo alcuni errori e ciò mi portava verso una spirale autodistruttiva. Oggi sono un po’ più saggio e moderato, e so sdrammatizzare. Anzi, fare degli errori a volte ti aiuta a ricordare che sei un essere umano.

Quando ero più giovane, questa fu la chiave di volta per la mia crescita come giocatore. Autopunirmi ed essere in genere autodistruttivo era una pratica comune per me (fino al 2004 circa). Oggi, niente di tutto ciò mi preoccupa, e non è perché io sia meno affamato, o non mi interessi più vincere. Significa più semplicemente che in quel momento ho scelto il divertimento come mia priorità rispetto al successo. Non è la prima volta che succede, e so che non sarà l’ultima. Ma so che quando accade, non me ne dispero più.

La mia forma mentis su questo genere di cose è molto migliore oggi. Alla vigilia del mio viaggio alla volta di Los Angeles niente di tutto ciò mi preoccupa, o mi rende in qualche misura meno sicuro di me. Mi sento sempre in grado di produrre un eccellente poker e confido di poter fare molto bene laggiù.

Fuso orario, ritmi di sonno irregolari, strutture più veloci, sono tutte ragioni che hanno concorso al mio “nulla di fatto” a Dortmund e Copenhagen, ma di certo non sono la radice del problema.

C’è una bella schiera di tornei all’orizzonte, e ho buone sensazioni riguardo a diversi tra questi. L’NBC Heads Up è ad esempio qualcosa a cui guardo con interesse da tempo, e ho buone sensazioni anche per Montecarlo.

Mi sono divertito abbastanza qui, e adesso sono pronto a tornare al lavoro e ad affrontarlo con la dovuta serietà. Sono pronto a tornare a macinare poker, e a riprendere la mia disciplina. Nessun rimpianto , nessuno stress.

 

Thanks to: FULLPOKER

Domenico Gioffrè

Domenico Gioffrè 425e58

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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